Onorevoli Colleghi! - Il comprensorio petrolifero lucano (Val d'Agri-Sauro-Camastra) fornisce un apporto considerevole al fabbisogno petrolifero italiano: l'estrazione giornaliera è di 110 mila barili/greggio, a cui a breve si aggiungeranno altri 70 mila barili/greggio dell'area Sauro. Secondo fonti del Ministero dello sviluppo economico la quota di petrolio lucano rappresenta il 60 per cento circa della produzione petrolifera del Paese. Inoltre, si stanno ultimando i lavori per la costruzione dell'oleodotto che dall'area dei pozzi a Viaggiano trasferirà direttamente a Taranto, alle grandi raffinerie e per il trasporto via mare, il greggio che viene lavorato al «Centro oli» Agip di Viaggiano. Un secondo «Centro oli» è progettato nell'area Sauro a Corleto Perticara, mentre nuove richieste di ricerca e sfruttamento di idrocarburi nel territorio sono state presentate da compagnie e società di settore. Il petrolio è dunque una risorsa strategica nazionale che caratterizza la presente proposta di istituire una zona franca che si inserisca nell'ambito del federalismo fiscale e della sperimentazione, sul territorio, di nuovi modelli di zona franca.
      L'area in questione dovrebbe comprendere i comuni di Corleto Perticara, Guardia Perticara, Laurenzana, Calvello e Viggiano per un totale di circa 17 mila abitanti; un'area che, nonostante le ingenti risorse del sottosuolo (alle quali si aggiungono quelle idriche, convogliate nella diga del Pertusillo e nelle condotte che riforniscono le comunità pugliesi per gli usi potabili, irrigui e industriali) registra indicatori socio-economici negativi: il fenomeno

 

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migratorio è in ripresa, mentre l'agricoltura e il turismo risultano fortemente penalizzati dalle attività petrolifere e l'ambiente e la salute dei cittadini risentono della presenza dei pozzi petroliferi.
      Molti comuni dell'area in oggetto stanno conoscendo un progressivo spopolamento e rischiano di sparire. La maggior parte dei piccoli comuni in «via di estinzione» rientra nella cosiddetta «fascia dell'impoverimento», caratterizzata da indici di alta criticità in termini di produzione, assistenza, turismo e reddito.
      Il quadro che ne risulta è quello di una Basilicata polverizzata, che invecchia, si spopola e non è in grado di offrire opportunità di lavoro ai giovani.
      Tutto ciò determina una tendenza migratoria elevatissima e un graduale processo di decadimento socio-economico che le royalty del petrolio non sembrano essere in grado di fermare. In questa area, inoltre, è in fase di definizione la perimetrazione territoriale relativa all'istituendo Parco nazionale Val d'Agri-Lagonegrese, che è uno strumento di tutela e di valorizzazione dell'importante patrimonio naturalistico dell'intera area-sud della provincia di Potenza.
      Per tutta questa serie di motivazioni si propone, pertanto, di istituire una zona franca che raccolga i cinque comuni del comprensorio petrolifero in cui il costo della benzina, del gasolio, del metano per riscaldamento, del canone dell'acqua e della bolletta energetica sia decurtato del 50 per cento al fine di incoraggiare la permanenza dei cittadini e di favorire nuovi insediamenti produttivi, attirando nuovi investimenti da parte di imprenditori, anche stranieri, grazie alla disponibilità di energia a basso costo.
      Le imprese insediate nella zona franca godranno di specifiche agevolazioni o esenzioni fiscali, in particolar modo per quanto riguarda le operazioni di estrazione petrolifere.
      L'istituzione della zona franca è volta a perseguire obiettivi di piena occupazione, attrazione di nuovi investimenti, sviluppo di nuove tecnologie e know how, installazione di industrie manifatturiere, potenziamento e sfruttamento di manodopera e di materie prime disponibili in loco.
      Si intende così realizzare una piattaforma produttiva a metà strada tra l'interporto merci e il grande centro commerciale, che sia a servizio non solo della Basilicata ma, grazie alla collocazione baricentrica della Val d'Agri, anche di vaste aree della Campania e della Puglia, con le quali già intercorrono scambi commerciali.
      L'intervento è, inoltre, reso necessario dal fatto che, dal 2006 al 2013, diciassette regioni europee (tra cui Sardegna e Basilicata) non potranno più beneficiare dei fondi strutturali dell'attuale obiettivo 1 di cui al regolamento (CE) n. 1260/1999 del Consiglio, del 21 giugno 1999, a causa dell'effetto statistico dovuto all'entrata dei nuovi Paesi dell'est nell'Unione europea. Il prodotto interno lordo pro capite che si registra in Basilicata è molto vicino al 75 per cento della media dell'Unione europea dei quindici; dunque, la regione Basilicata tra il 2007 e il 2013 potrà continuare a beneficiare solo di un aiuto medio pari al 63 per cento dell'attuale e per questo sarà indispensabile un proficuo intervento di ottimizzazione delle risorse disponibili.
      Per questo, onorevoli colleghi, è necessario realizzare un coscienzioso provvedimento legislativo che permetta una migliore garanzia a sostegno dell'economia e dello sviluppo di questa parte di territorio molto importante per il sud d'Italia.
 

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